Come vedi il tuo futuro?

Crescita personale: Come vedi il tuo futuro fra 5 anni?

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Una riflessione

Una domanda imbarazzante per i più giovani e forse vagamente ansiosa per qualche ‘…anta’. Era anche il titolo di una serie di bei cortometraggi realizzati dagli Allievi del Laboratorio di Atelier Video – A.A. 2010 – 2011 – della Scuola di Crescita Personale e Counseling dell’Istituto Solaris, che puoi rivedere cliccando qui.

Un nuovo modo di prevedere il futuro ce lo sta offrendo la cosiddetta “Big Data Analysis”, promossa con i più importanti motori di ricerca, ma soprattutto rilanciata dall’avvento dei Social Network, i quali – con il nostro esplicito consenso – raccolgono quantità esorbitanti di dati sulle nostre preferenze reali. Oggi confluicono nei Big Data anche i flussi “machine to machine data” ovvero i dati che provengono dai sistemi transazionali tra PC, fino ai dati biometrici, i dati di ricerche di prodotti di acquisto online, nonché ai dati dei call center o provenienti dalla fruizione online di contenuti video e audio. Avete mai notato che, se ad esempio, acquistate su Amazon (ma vale anche per altri Store) un frullatore, nei giorni successivi, navigando anche su siti diversi da Amazon, ad esempio, su giornali, siti di informazione, motori di ricerca e molto altro, accanto vi appariranno facilmente pubblicità di altri frullatori, centrifughe, estrattori, accessori per frullatori, ricambi per frullatori, frullatori da sera, da cocktail, frullatori da viaggio, a batterie e ad energia solare.

Scopriamo così, che Google è più preciso e veloce dell’OMS – l’Organizzazione Mondiale della Sanità – a capire come le epidemie si sviluppano, si diffondono e si muovono sul pianeta. Riuscendo a prevedere moltissimi fenomeni sociologici, merceologici ed esistenziali. Basta monitorare le ricerche per unità territoriale (per una data città, o regione, o paese) – ad esempio – su “mal di gola”, “rinite”, “febbre”, “antinfluenzali”, “aspirina”, ecc.. Man mano che queste parole chiave di ricerca, si spostano da una città all’altra, da un paese all’altro, Google è in grado di prevedere – come, con quale velocità e incidenza – l’epidemia di influenza si sta spostando sul territorio: come, dove e quando ci saranno le maggiori richieste di prodotti farmaceutici, da banco e parafarmaceutici. Dove, come e quando si raggiungeranno i picchi di assenza dal lavoro, dalle scuole, picchi di richieste ospedaliere, picchi di decessi di anziani o soggetti fragili, percentuali di variazione del traffico automobilistico, picchi di consumo elettrico e di banda wifi, ecc.

Un altro esempio di luogo comune è quello di associare il meteo con la percentuale di incidenti automobilistici, supponendo – e non a torto – che la minore aderenza sull’asfalto bagnato aumenta la probabilità di incidenti. Ma i Big Data ci dimostrano anche dati curiosi e inaspettati. Come quello che le condizioni di sole e bel tempo, aumentano la probabilità di incidenti in strade e percorsi panoramici e di particolare interesse naturalistico o paesaggistico. Chi l’avrebbe mai detto? Il nesso appare subito evidente (la distrazione), ma solo dopo aver scoperto che i dati correlano sole e paesaggio.

Insomma i Big Data consentono di descrivere e prevedere – con sorprendente precisione – fenomeni rilevanti, dato che la copertura della popolazione si sta rapidamente avvicinando pressochè al 100%.

Siamo tutti connessi, dai bambini agli anziani, più volte al giorno e per diverse ore al giorno. E sebbene i dati siano, nella gran parte anonimi nel rispetto delle norme sulla privacy (almeno nei paesi dotati di tali normative), l’enorme mole di dati e loro esorbitante somma e correlazione, disegna con chiarezza gli andamenti, i trend e le previsioni sul futuro. Gli Stati nazionali sono interessati a disegnare le politiche sociali del futuro, i processi di pianificazione, sia essa finanziaria o strategica e i processi decisionali. Le Aziende invece sono interessate ad individuare, con sempre maggiore dettaglio, le preferenze dei consumatori per offrire prodotti e servizi personalizzati, sempre più in linea con gli interessi espressi ed espliciti, ma anche quelli latenti (ebbene si, si possono prevedere anche quelli). E’ un pò lo scenario fantascientifico paventato dal film “Minority Report” dove il protagonista, passeggiando per la strada, nelle stazioni metropolitane o centri commerciali – e indentificato dalla scansione della propria retina oculare – veniva seguito e accompagnato da volteggianti cartelloni pubblicitari, raffiguranti prodotti inerenti ai suoi specifici bisogni.

Scopriamo che – a livello mondiale – nel 2015, la chiave di ricerca più usata è stata “Charlie Hebdo”, mentre nel 2014 sono state “Robin Williams”, “Ebola” e “World Cup”. E in Italia? Ai primi 3 posti delle ricerche del 2015 troviamo “Pino Daniele”, “Grande Fratello” e “Isola dei Famosi”. Mentre nel 2014 sono state “Milan-Juventus”, “Barbeucue” e “Selfie”.

Cosa ci dicono questi dati? A me personalmente confermano che questa fase storica è fortemente caratterizzata da una ricerca di senso dell’esistenza. Le keyword più utilizzate – sia in Italia che nel mondo – descrivono, da una parte la grande paura del vuoto e la forte angoscia di morte, e dall’altra le illusioni, le ricette facili, e gli alibi con i quali disperatamente si cerca di affrontare i primi. D’altra parte non è un caso che questo sia il periodo storico di maggior consumo di psicofarmaci, droghe e narcotici, devianze sessuali, consumo di alcolici e ricerca ossessiva di divertimento sfrenato. La percezione della fragilità umana e la consapevolezza della morte (Charlie Hebdo, Pino Daniele) sono apparentemente controbilanciate da un’ansia di successo e fama narcisistici (Selfie, Grande Fratello, Isola dei Famosi) oppure da una deriva che cerca nell’oblio, nell’ingenua spensieratezza, nel facile divertimento e nella negazione della fragilità umana (Milan-Juventus, Barbeucue), la sua soluzione. Un pò come la grande diffusione del Jazz, dello Swing, del Boogie-Hoogie e dei balli sfrenati degli anni ’40 (ma anche dell’oppio, della morfina e dell’etere), hanno accompagnato l’esplosione e le tragedie della seconda guerra mondiale.

Ma oltre alle facili soluzioni, ai narcotici e alle devianze, assistiamo anche ad una importante ricerca di nuove soluzioni. Soluzioni certamente meno facili ed immediate perchè richiedono una trasformazione sia del modo di pensare che del modo di essere. Soluzioni che implicitamente accolgono la necessità della Vita di evolvere e di creare nuovi scenari e nuove identità profonde.

Per motivi che ignoriamo, certamente molto complessi, anche se possiamo almeno immaginarli, la Psicologia accademica – da quanto osserviamo dagli andamenti degli ultimi 12 anni – non è più in grado di offrire risposte efficaci. Supponiamo possa dipendere da molti fattori, compresa forse una difficoltà di ascoltare le reali necessità dell’utenza, compresa forse una progressiva difesa e arroccamento su posizioni ideologiche, compresa forse una deriva di eccessiva medicalizzazione, compresa forse una difficoltà ad offrire servizi qualitativamente all’altezza delle aspettative, compresa forse una mancanza di aggiornamento e formazione continua, compresa forse una difficoltà ad immaginare un mondo nuovo e un uomo nuovo, non più così ossessivamente descritto dalle proprie patologie. Forse.

E poichè i Big Data sono in grado di immaginare anche le professioni del futuro, d’altro canto, osserviamo invece – in controtendenza – una crescita notevole (+300% in 12 anni) di altre discipline che forse sanno meglio intercettare una nuova visione dell’essere umano e della società. Un essere umano che desidera realizzarsi, che vive in una società multietnica e multiculturale, nel rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali, probabilmente in futuro vegetariano o addirittura vegano, attento alle risorse energetiche e alle fonti rinnovabili. Un essere umano, cittadino del mondo più che di un determinato luogo geografico, i cui valori saranno la cooperazione e la condivisione di idee e di futuro, e dove l’amore, la ricerca di verità, libertà e di bellezza, saranno fondamentali, come oggi già lo sono il diritto alla privacy e il rispetto del proprio orientamento affettivo e di genere.

Un essere umano attento ai propri bisogni fondamentali di cibo, affetto e protezione, ma anche fortemente determinato a realizzare la propria vocazione personale, alla ricerca del proprio progetto esistenziale, alla ricerca di un’anima spirituale che non necessariamente debba riconoscersi o omologarsi in un determinato misticismo o confessionale religioso. Ma orientato anche a realizzare una nuova società, libera dalle ideologie di massa, dove è l’individuo nella sua coralità ad essere il punto di riferimento, e non scompaia invece, assorbito dalle politiche di marketing. Motivazione, ispirazione, crescita personale, sogno e speranza saranno le nuove Keyword degli uomini e delle donne del Terzo Millennio.

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